Guardare la televisione può essere considerata un’attività che rinsalda i legami?
“Guardare insieme la televisione non è un’attività che rinsalda i legami, eppure è un pilastro del rapporto tra Julia e Alma, se si escludono i pasti e i battibecchi. Sua figlia ha preparato i brownies; sono sedute sul divano abbastanza vicine, con la teglia appoggiata sulle rispettive ginocchia, dalla quale mangiucchiano usando cucchiai da minestra, mentre Suzanne, appollaiata sullo schienale, non la smette di annusare senza ritegno. Non è quasi mai felice come quando se ne sta seduta così con Alma, abbastanza vicino da sentire l’odore medicamentoso del suo shampoo T/Gel, abbastanza vicino da percepire il calore della sua pelle e del suo respiro, abbastanza vicino da poterla toccare, anche se di rado si arrischia a farlo. In quei momenti sua figlia si calma; via il broncio, si libera della facciata di adolescente supercarica e le parla con spontaneità. Farglielo notare significherebbe rovinare tutto, così Julia a volte se ne sta lì seduta immobile come una roccia che assorbe la luce del sole e si gode il miracolo: quell’oretta durante la quale sua figlia è sua amica.”
Questo passaggio di “Così com’è sempre stato” di Claire Lombardo, mi ha portata a riflettere sul fatto che c’è qualcosa di struggente nel modo in cui, a volte, cerchiamo la vicinanza di chi amiamo, ma piano, quasi senza disturbare.
Come una bambina che si infila nel letto dei genitori e si riaddormenta sentendo il loro calore.
Come un papà che si fa battere a braccio di ferro dal suo bambino solo per vedergli addosso quel sorriso.
O come una madre che siede sul divano accanto alla figlia adolescente, per godersi un momento in cui guardano nella stessa direzione.
Ho condiviso questa riflessione e la citazione su instagram e mi sono arrivate diverse storie, diversi ricordi. Ne ho selezionati due che si parlano, per condividerli anche qui:
“Leggere questo passaggio mi ha toccata profondamente. Mi ha riportata a certi ricordi della mia infanzia che custodisco ancora con una tenerezza immensa: io e mia nonna, sedute al tavolo della cucina, a guardare la Signora Fletcher. Non era un momento "speciale" in senso evidente, non c'era nulla di straordinario da ricordare. Era solo televisione. Eppure era vicinanza, era cura.
Sono stata una bambina molto presto adulta, e spesso in terapia mi ritrovo a parlare proprio di questo: di quanto avrei voluto sedermi accanto a mia madre, anche solo per mezz'ora, e guardare qualcosa insieme. Senza fare, senza parlare, senza dover "essere" in un certo modo. Solo stare. Con lei. Come se quella fosse l'attività più importante della vita.Penso che il passaggio che scrivi nel post - che guardare la tv non rinsalda i legami - sia vera in un senso "razionale". Ma nell'esperienza vissuta non è così semplice. Perché non è lo schermo a contare, non è il programma. È la condivisione di quello spazio e di quel tempo. È la presenza silenziosa dell'altro. È sapere che per quel momento, anche piccolissimo, nessuno deve chiederti niente. Sei solo li, insieme, e tanto basta.
Forse i legami non si rinsaldano con i gesti grandi, dichiarati, memorabili. Ma con quei minuscoli frammenti di quotidiano che sembrano insignificanti, e invece costruiscono mappe affettive che restano per sempre.
E allora sì, guardare la televisione può essere un gesto d'amore.
Dipende da chi c'è con te sul divano. Da come ti senti accanto a quella persona. Da quanto quel momento ti permette semplicemente di esistere.
E penso che certe forme di vicinanza, quando sono mancate, continuano a parlarci da adulte.
Continuano a chiederci quell'intimità semplice, senza pretese, che abbiamo desiderato.” Angelica“Devo dire che queste parole le capisco e le sento, perché anche nei miei ricordi di bambina ci sono pranzi da mia nonna guardando la signora Fletcher e tutte le volte che negli anni da adulta ho sentito la quella musica piuttosto che visto casualmente che la trasmettevano ancora, il ricordo è andato immediatamente li, come un profumo ti rimanda una sensazione, e mi sono trovata a sorridere e dire a voce alta "io la guardavo sempre con mia nonna" con misto di tenerezza nostalgia e oggi queste parole mi fanno dire che forse anche quelli sono legami, sono attimi che costruiscono ricordi…” Elisabetta
Nella citazione iniziale il punto di vista è quello della madre. In queste due esperienze invece abbiamo quello delle ragazze. In ogni caso, queste parole ci permettono di ritrovare connessione e significato in un’attività che spesso denigriamo, come guardare la televisione. Anche molte coppie finiscono la giornata davanti alla tv. Certo, non è uguale a una serata di conversazione, ma a volte è quello di cui hai bisogno, e il modo in cui lo si vive può fare una grande differenza.