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Ho pensato di presentare alcuni concetti e spunti legati alla genitorialità consapevole tramite l’uso di vignette, che li rendano immediatamente comprensibili.

Le vignette sono illustrate da Stella Santin, mamma, lavoratrice full time e illustratrice part time.

Come rafforzare l’autostima dei bambini
(o come non comprometterla con comportamenti e parole che tendono a giudicare e scoraggiare)

Tutte le volte che in preda a rabbia, stanchezza o frustrazione, un genitore reagisce a un errore dei figli esprimendo un giudizio su di loro, mina la loro autostima e la loro fiducia in se stessi.
È fondamentale ricordarsi di criticare l'azione, non la persona.

In più, se si riesce a controllare la propria reazione in quel momento, si può trasformare l'errore in un'occasione di apprendimento anziché in una sentenza.
È facile mostrare amore ai bambini quando fanno le cose bene.
È quando sbagliano che un genitore consapevole fa la differenza.

Quando succede qualcosa che come genitori riteniamo prevedibile, o su cui magari avevamo già messo in guardia i nostri figli, è facile sbottare. Ma il biasimo e l'aggressività che una reazione istintiva porta con sé, fanno scattare nel bambino un meccanismo di difesa emotiva che riduce la sua capacità di apprendere da quanto è appena accaduto.
Mantenere la calma, mostrare i propri sentimenti e portare l'attenzione sul comportamento scorretto ("questa cosa non si fa" piuttosto che "sei sempre il solito"), al contrario, mette il bambino davanti alla conseguenza della propria azione.

Fargli sentire che anche in quel momento il nostro affetto non viene meno è uno dei modi che abbiamo per evitare di minare la sua autostima. Allo stesso tempo, è bene cogliere l'occasione per rinforzare il limite o stabilirlo se non era già stato fatto in precedenza.

Sappiamo che i genitori devono evitare sempre di etichettare i bambini. Etichettarli significa chiuderli in una gabbia da cui difficilmente riusciranno a uscire da soli.
Ogni volta che i genitori etichettano i figli, assumono nei loro confronti atteggiamenti che contribuiscono a generare gli stessi comportamenti che li preoccupano.

Siamo abbastanza consapevoli di quanto sia controproducente e anche dannoso usare etichette come "cattivo," "prepotente" o addirittura "incapace", ma ci sono anche etichette più subdole, come per esempio dire di un bambino che è timido.
Magari quel bambino sta solo sperimentando le modalità di interazione con gli altri, sta cercando di capire le procedure sociali e il suo posto nel mondo. Magari quel bambino che a noi sembra reticente sta cercando con tutte le sue forze di capire come funzionano alcune dinamiche e come interiorizzarle. Etichettarlo come "timido", magari con l'intenzione di scusarlo o proteggerlo, in realtà limita le sue possibilità future: un bambino che sente “è timodo” pensa “sono timido” e questo influenzerà le sue interazioni future. Un bambino che sente “sta imparando” pensa “sto imparando” e approccerà le interazioni future con questo senso di fiducia.

Occorre essere consapevoli della portata delle nostre parole perché i bambini ci ascoltano sempre.

Questa vignetta ha un messaggio semplice, ma si tratta di un accorgimento che spesso non viene automatico ai genitori.

I bambini vivono in un mondo di persone che ai loro occhi sono iper-competenti: adulti che sanno vestirsi da soli, che sollevano cose pensanti, che disegnano bene, che fanno i puzzle in pochi minuti e costruiscono bellissime case con i Lego. I bambini stanno cercando di imparare a fare tutto questo e spesso si confrontano con la frustrazione della fatica o del fallimento.

Un modo rispettoso di accompagnarli in questo percorso è quello di evitare di sottolineare i loro errori. Se si tratta di linguaggio, come nell'illustrazione, invece di dire "non si dice LEGGIO, si dice leggo," possiamo semplicemente ripetere il messaggio nella forma corretta. Lo scopo è quello di far loro interiorizzare quest'ultima piuttosto che renderli insicuri rispetto alle loro capacità.

Se ci rendiamo conto che alcuni errori sono ricorrenti, possiamo creare l'occasione per praticare la cosa che sbagliano o non riescono a fare.
Se si tratta di attività pratiche come mettere le scarpe da soli, possiamo (dobbiamo) creare le condizioni affinché loro possano riuscire (assicurarsi che le scarpe non siano troppo strette, che non abbiano i lacci, usare i colori per distinguere destra e sinistra eccetera, a seconda di qual è la difficoltà del nostro bambino).