Sono una mamma noiosa

Ha ascoltato la domanda che le ho posto, ha spinto la testa leggermente all’indietro, ha socchiuso le labbra e ha inizio a dire: “Io sono una mamma…” ha esitato, poi ha aggiunto con espressione triste: “Rigida, sono una una mamma rigida”.

A quel punto ha continuato come un fiume in piena. Sono una mamma noiosa, una mamma che dice costantemente cosa si deve fare. Sono il genitore del no e delle regole. Mi sto antipatica da sola ma se non lo faccio io non lo fa nessuno. Mio marito gioca con loro. Torna a casa la sera e si mette lì sul tappeto: ridono, si saltano addosso, si divertono. E poi arrivo io a riprendere tutti perché è ora di andare a letto”.

Il racconto di sé che mi ha fatto una mamma qualche giorno fa è uno di tanti molto simili che ascolto ogni giorno. Non è la situazione che si trova in tutte le famiglie, ma tantissime mamme si sentono intrappolate in un ruolo che non piace loro e verso il quale sentono di non avere scelta: quello che spesso viene definito come “il poliziotto cattivo”.

Stiamo parlando di genitori che desiderano educare con rispetto, che si informano e fanno scelte consapevoli, e che per questo si sentono ancora peggio quando si ritrovano a innervosirsi e alzare la voce per far rispettare l’ora della messa a nanna o la regola che dice che non si mangiano caramelle prima di cena. La frustrazione è tanto più grande quando si ha la sensazione di essere sole in questo ruolo, mentre l’altro genitore si gode “il lusso” di una genitorialità più semplice e leggera.

“Ciao Elisa, come fare per non sentirmi così "mal capita", passami il termine, perché non mi viene in mente nulla che possa descrivere il mio stato d'animo. Quando vedo i miei figli cercare di più il papà. Perché gli fa fare e gli compra tutto quello che vogliono. Ed io sono più per le regole, il mangiare bene, i compiti?” Francesca

“Cerco sempre di coinvolgere mio marito nel far rispettare le regole anche se per lui non è così spontaneo… tante volte mi dico “perché devo sempre essere io la cattiva oppure devo rimediare al lassismo degli altri?” Perché accondiscendere sempre è così facile…” Rita

“Genitore separata, quando mio figlio dopo il weekend passato dal papà mi dice che si diverte di più da lui... Invece io sono quella "severa." Marta

“Io devo fare sempre il poliziotto “cattivo” ricordare le regole a tutti, anche a mio marito. Vorrei solo lasciarmi andare a volte, ma se mollo, come ho provato a fare, l’educazione va a rotoli.” Alessandra

Ho chiesto a Zaira Schauwecker una riflessione in merito. Zaira è un’ingegnera meccanica, la sua esperienza e una dose di rabbia ben incanalata l’hanno portata ad approfondire le tematiche legate agli stereotipi di genere e ad avviare una preziosa attività di divulgazione in cui parla sia di come crescere bambini più liberi dagli stereotipi sia come costruire, un pezzettino alla volta, relazioni più eque.

Condivido con voi ciò che mi ha detto Zaira:

Statisticamente, è più probabile che sia il genitore primario a ricoprire il ruolo del “poliziotto cattivo” e per una questione di ruoli di genere, questo è solitamente il ruolo delle madri. La madre è dunque in genere la principale responsabile dell’educazione della prole: è lei che fa fare i compiti, rispettare le regole, insiste che si assaggi la verdura nel piatto, … Si tratta di un carico sfiancante, visto solo da chi trascorre molto tempo con i figli e le figlie. E anche se il tempo trascorso dai genitori con la prole è più o meno lo stesso, le madri spesso si sentono più responsabili dei padri dell’educazione in casa. Anche perché, pensateci: a chi vengono solitamente recriminati i misfatti dei figli e delle figlie? Generalmente, in questi casi si va a ricercare una responsabilità presso la madre; i padri non li si calcolano nemmeno. E chi subisce il mancato rispetto delle regole e delle routine? Il genitore primario.

Quindi sì, le mamme hanno anche delle buone ragioni per far rispettare le regole; e tanto meno supporto ricevono dall’altro genitore - quando c’è - tanto più si creerà questa dinamica del “poliziotto cattivo” e “poliziotto buono”.

Una dinamica che trovo profondamente ingiusta: si spendono molte energie per la parte meno gradevole della genitorialità, diventando il genitore noioso e severo; mentre il genitore più intuitivo e leggero è visto come l’eroe divertente. Lo squilibrio è enorme.

Una soluzione è sicuramente quella di rendersi conto di queste dinamiche e cercare di trovare un punto di incontro. Il “poliziotto cattivo” potrebbe delegare qualche compito percepito come noioso e ingrato al “poliziotto buono”, mentre il “poliziotto cattivo” potrebbe darsi il permesso di vivere dei momenti meno operativi e più leggeri con le piccole persone di casa. La situazione potrebbe ribilanciarsi abbastanza da poter lasciare andare qualche etichetta come “divertente”, “pesante”, “buono” o “cattivo”.

Lo sbilanciamento del carico mentale all’interno della famiglia influenza significativamente il modo in cui ognuno può e riesce a relazionarsi con i bambini. 

Nelle coppie in cui il carico è diviso in modo più equo c’è in genere meno frustrazione, ma rimangono una serie di differenze che possiamo comunque associare al genere.

Se questo argomento ti interessa, puoi leggere la newsletter integrale da cui è tratto questo articolo, si intitola “Mi sto antipatica da sola” e in un paragrafo rispondo anche alla domanda: I bambini preferiscono il genitore più permissivo?
Avanti
Avanti

Cosa vuol dire essere fermi e gentili?